La lenta agonia della Monna
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La nostra Signora, la Madre delle nostre montagne, è irrimediabilmente e, forse, inesorabilmente ferita a morte, insieme alla faggeta della Innola, a quei posti magici, unici nel territorio, che hanno plasmato e rasserenato l’anima dei loro frequentatori.
Dico “ inesorabilmente” perché c’era da aspettarselo. Perché è il risultato dell’aver abbandonato ogni speranza nella cultura della sensibilità ambientale. Perché tutto ormai da trent’anni è sacrificato all’individualismo, al protagonismo, all’interesse personale o di piccoli gruppi, che siano di interesse politico, economico, o di semplici pazzi, criminali. Ora lo “Stato” propone una taglia su questi criminali. Lo fa in maniera “spettacolare” e “ipocrita” dopo aver permesso qualunque abuso ambientale. Alla cultura della “prevenzione” si è sostituita quella dell’intervento riparatore, che costa molto di più e, nel caso degli incendi, non ripara proprio nulla. Non è il momento dei processi: al sottoscritto e, credo, al CAI intero, resta solo di osservare rabbiosi, ma purtroppo impotenti e rassegnati.
Resisti, nostra adorata Signora Monna, non possiamo far nulla se non pregare per te, e continuare a lottare perchè la montagna e l'ambiente in generale siano più importanti del giardino di casa nostra.
Il Presidente
Paolo Sellari