Escursione al Vesuvio
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ESCURSIONE AL VESUVIO
Quante volte abbiamo sentito parlare del Vesuvio! Quante volte abbiamo desiderato salire sulla cima per osservarne il cratere! Quante volte abbiamo immaginato la lava che fluiva lungo i suoi pendii e seppelliva le città di Ercolano e Pompei! Finalmente domenica 29 Gennaio una folta schiera di studenti, soci del CAI, professori, con l'entusiasmo manifesto sui volti, si avviava baldanzosa alla scoperta del vulcano più famoso di Italia. Ma prima li attendeva la visita della "Valle dell' Inferno" ai piedi del Monte Somma situato sul fianco del Vesuvio. Passammo in mezzo ad arbusti, rocce, licheni fino a giungere ad una terrazza panoramica: dall'Inferno passammo al Paradiso! Ma la bellezza di questo luogo non era nulla in confronto al paesaggio che avremmo visto poco dopo. Così tra uno spuntino e l'altro tornammo indietro per salire sul bordo del cratere: il sentiero zigzagava lungo il pendio spoglio, dominato solo qua e là da imponenti massi magmatici. Finalmente il cratere si aprì in tutta la sua maestosità dinanzi a noi: una gigantesca conca si protendeva al cielo come la bocca di un dannato che tenta di urlare invano. Non vi erano segni di "fiamme" ed "esplosioni", si potevano solo scorgere nuvolette di fumo che si sprigionavano esili dalla roccia. Era possibile percorrere soltanto metà del bordo del cratere e da ogni lato ci sembrava di essere sul Monte Olimpo. Mare e terra si stendevano infiniti ai nostri piedi e gli occhi potevano godere un vero e proprio spettacolo: Napoli grandissima si presentava per prima sotto di noi e con materna protezione abbracciava i paesi dei dintorni quasi a formare un tutt'uno; le isole di Procida e Ischia sembravano galleggiare leggiadre sulla distesa blu intenso del mare; Pompei si allontanava verso sud quasi volesse fuggire le ire del vulcano; la penisola Sorrentina, come un lungo tappeto rosso, guidava lo sguardo verso Capri che affermava il suo primato di bellezza regale del golfo napoletano. Tutto era illuminato da un sole dolce e tenue che rifletteva la sua immagine nel mare calmo. Nessuno, penso, si sarebbe aspettato un paesaggio tanto sorprendente dalla cima del vulcano. Ma il sole cominciò ad immergersi nel mare. Era il momento di tornare. E, mentre le gambe dei gitanti allontanavano il corpo dal cratere, la mente rimaneva lì, meditando sulla latente violenza di quel vulcano che sembrava innocuo ma che in passato aveva provocato tante morti.
SIMONE VALCHERA IC