Gli ottanta anni di Mario Biagi
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di Piero Lancia
Lo scorso 29 aprile zio Mario ha compiuto ottanta anni. Zio Mario non è mio zio. Allo stesso modo, non è lo zio di nessuno dei tanti soci CAI con cui condivide le sue escursioni o le serate in sede. Ci sono soprannomi che attecchiscono bene e non lasciano più chi li porta: è questo il caso. Forse lo chiamiamo tutti così perché, in fondo, tutti vorremmo essere suoi nipoti ed ereditare i suoi geni che lo hanno portato fino a ottanta anni nel suo invidiabile stato di forma. Sì, perché Mario è il più assiduo frequentatore delle uscite del CAI, dalle passeggiate più tranquille alle escursioni più impegnative. Tanto per capirci vi farò un paio di esempi tra le tante gite che ho condiviso con lui nell’ultimo anno: la traversata delle Malecoste (nonostante la domenica precedente avesse fatto Monte Amaro della Majella per la rava di qualche cosa, cioè 1500 metri di dislivello dritto per dritto); la traversata in sci da Roccaraso a Passo Godi e ritorno, sempre in sci, il giorno successivo. Intendiamoci bene, questo non vuole essere l’accenno di un curriculum perché Mario non lo fa certo per vantarsi, sono solo esempi per dare la misura del suo stato di forma alla soglia degli ottanta anni.
Non riesco a ricordare un’escursione che Mario abbia saltato perché stanco, influenzato o banalmente raffreddato, o perché non gli andava. Sempre presente alle uscite CAI, sempre disponibile ad un’escursione tra amici o a fare una ricognizione su un percorso sconosciuto. Ci chiediamo come faccia. Certamente lo aiuta il carattere, l’entusiasmo per la montagna, l’abitudine di fare una lunga camminata quotidiana nelle campagne dietro casa, uno stile di vita sobrio e misurato; il tutto condito con un pizzico di fortuna. Ma c’è un altro perché, un segreto, una carta nascosta? Me lo sono chiesto e mi sono dato una risposta: c’è un perché ma non è certo un segreto bensì una carta scoperta, sotto il naso di tutti. Mi sono convinto, pensandoci a lungo, che l’elisir di Mario sia la collezione dei duemila, la sua passione di salire le cime d’Appennino oltre i 2000 metri. Qualche anno fa ci sembrava di aver scorto in lui qualche segno di rallentamento, peraltro facilmente giustificabile con l’età; poi, invece, quando Mario ha cominciato la collezione è ringiovanito, come se gli anni avessero cominciato a scorrere al contrario. Oggi Mario è a quota 178, il centosettantottesimo duemila lo abbiamo fatto insieme un paio di settimane fa; di queste 178 cime, Mario ne ha fatte un centinaio solo negli ultimi sei anni, cioè da quando ha cominciato a collezionarle. Da quel momento ha ritrovato uno spirito d’avventura e una voglia di montagna non comuni alla sua età; questo desiderio fisso di continuare nella collezione gli dà l’energia per continuare a salire una cima dopo l’altra; senza disdegnare le cime che non arrivano a 2000 metri, ben inteso.
Mario è arrivato così a questo traguardo con l’allegria e il brio degli anni giovanili: non ci resta che fargli i migliori auguri per i suoi leggerissimi ottanta anni e per le prossime cime che si appresta a salire.